In questo articolo prendiamo spunto da due pubblicazioni scientifiche, riportate su British Journal of Sport Medicine, per quanto riguarda il lavoro pubblicato nel 2016 e l’altro riportato International Journal of Sport Medicine nel 2020.
Le pubblicazioni di riferìmento sono:
1) Br J Sports Med. 2016 Dec;50(24):1524-1535. doi: 10.1136/bjsports-2015-095362. Epub 2015 Dec 16.
Timmins RG1, Bourne MN2, Shield AJ2, Williams MD3, Lorenzen C1, Opar DA1. PMID: 26675089 DOI: 10.1136/bjsports-2015-095362
2) Int J Sports Med. 2020 Apr 14. doi: 10.1055/a-1028-7322. [Epub ahead of print]
Is Biceps Femoris Aponeurosis Size an Independent Risk Factor for Strain Injury?
Freitas SR1, Abrantes F1, Santos F1, Mascarenhas V2, Oliveira R1, Firmino T1,3,4, Mendes B1, Cerda M5,6, Vaz JR1,7.
PMID: 32289840 DOI: 10.1055/a-1028-7322
Il primo articolo evidenzia le relazioni tra l’aponeurosi del muscolo bicipite femorale preso in riferimento a calciatori che hanno subito o meno lesioni del muscolo in questione.
E’ interessante leggere come non vengano notate interrelazioni sufficientemente apprezzabili tra la variazione della fascia nel contesto muscolare e la predisposizione a fattore di rischio nella lesione muscolare da sforzo.
Il secondo articolo sempre concentrato sui calciatori e sempre in relazione agli infortuni del muscolo bicipite femorale, mette in risalto la diminuzione di rischio in quegli atleti dove la forza eccentrica muscolare è maggiore.
Questi due articoli ci permettono di ragionare sulla relazione fascia-muscolo.
Si parla sempre più spesso della fascia come struttura di giunzione tra muscoli, articolazioni, ossa, visceri, pacchetti vascolo-nervosi, come locomotore aggiunto del sistema immunitario e di drenaggio, come aiuto alla svolgimento della vita biologica tessutale.
Si applicano sempre maggiormente lavori fasciali per poter ridare un senso di relazione tra le catene muscolari e i centri diaframmatici.
Si utilizzano con molta frequenza tecniche di fascia bilanciati per ricreare un ritmo nel sistema di sostegno e propriocettivo dell’ apparato muscolo scheletrico.
Tutto questo è molto vero e molto utile nel nostro lavoro quotidiano di terapeuti, ma approfitto proprio della lettura di questi due articoli, per non perdere di vista la funzione specifica del muscolo e la sua vitalità funzionale, enormemente mutevole in base al tipo di attività svolte, in base al tonotrofismo, in base al tipo di allenamento
a cui viene sottoposto.
Nella programmazione terapeutica sul paziente è anche importante non perdere di vista l’ aspetto segmentale, inquadrato sicuramente in un concetto di globalità e di interazione multi sistemica, perché come ben sappiamo la disfunzione può nascere ed esacerbarsi proprio dal tilt del singolo elemento, che tramite i circuiti dei meccanocettori e nocivettivi, portano a compensi, che si manifestano in maniera diretta a livello locale, per poi portare i loro disequilibri anche a distanza.
Ci piace riflettere a voce alta sull’importanza del concetto di insieme e di globalità, dando risalto a dove nasce il problema, quale ne sia stata la causa e recuperare la zona della disfunzione per portare beneficio e guarigione tanto a livello locale quanto nell’intero contesto della persona.
APA INSTITUTE, PER LA SALUTE DEI NOSTRI PAZIENTI, PER LA CRESCITA DELLA NOSTRA PROFESSIONE.