Vediamo come le faccine (o emoji) sono diventate famose nel tempo e quanto stiano influendo nella nostra comunicazione.

Le origini

La storia delle emoji, le simpatiche faccine, inizia in Giappone (manco a dirlo) nel “lontano” 1997, quando questi simboli pittografici sono comparsi negli SMS.

Tanto per renderci conto di quale “epoca” stiamo parlando, era l’estate di Ricky Martin che inondava l’etere delle radio con la sua Maria.

Tornando agli SMS: i caratteri erano limitati e ci si doveva ingegnare per farci stare tutto in poco spazio….e poi si pagavano anche!

Dagli SMS alle chat e ai social network, passando per i forum il passo è breve. In poco tempo hanno invaso anche altri canali di comunicazione quali e-mail, testi sul web e altro ancora.

Queste faccine hanno attraversato l’evoluzione del web e dei social network dall’origine ad oggi e l’evoluzione non sembra arrestarsi.

Le Emoji o faccine che dir si voglia, in principio, erano solo segni grafici – due punti, trattino e parentesi tonda – per esprimere sentimenti di allegria o disappunto, a seconda del tipo di parentesi tonda utilizzata.

Poi vennero altri segni, sempre grafici, per esprimere disaccordo, arrabbiatura, amore o altro.

Ma erano sempre complementari a una frase scritta on line sulle chat, in fondo ad una mail, all’interno di un documento digitale.

Da emoticon a emoji

Con l’evoluzione tecnologica dei dispositivi tecnologici , arrivarono le prime “emoticon” disegnate.

Faccette gialle sorridenti o arrabbiate, con occhi a cuoricino o con denti di fuori per esprimere disappunto o rifiuto.

Man mano, le “emoticon” disegnate si sono evolute, andando a coprire gran parte delle espressioni “umane” trasportate sul digitale.

Oggi non si chiamano più “emoticon”, ma “emoji” e, a differenza di quanto avveniva in passato, cioè essere semplice complemento ad un contenuto scritto, sono diventate un vero e proprio linguaggio.

Un linguaggio anche complesso, che ogni giorno si incrementa con nuovi “disegni”, nuove forme di espressione.

Da emoji a nuovo linguaggio universale

Un vero e proprio Esperanto digitale che permette addirittura di comunicare senza conoscere la lingua dell’interlocutore.

Certo, non è ancora possibile fare discorsi molto complessi, né tantomeno intrattenere conversazioni “ufficiali”, ma le “emoji” sono diventate così di uso comune che ormai non possono essere ignorate da chi comunica via Internet.

Sia che si tratti di “social”, sia che si utilizzino mail o altri sistemi di comunicazione.

Le “emoji” sono entrate anche nel mondo delle videochiamate, delle “conferenze” di lavoro: tipica è la “manina” alzata per chiedere di intervenire, ad esempio.

Durante i lockdown e la pandemia dovuta al Covid 19, le emoji hanno subito un’importante evoluzione, consentendo – nei limiti di una comunicazione digitale – di esprimere sentimenti non sempre comprensibili in un testo scritto.

Non a caso l’emoji più utilizzata è stata quella dell’abbraccio, tanto da indurre Mr. Zuckerberg a introdurre la nuova reazione ai post.

Volete sapere quanto sono utilizzate e quanto sono famose le emoji?

emoji bacioNon servono numeri, basta pensare che esiste un’enciclopedia interamente dedicata a loro (Emojipedia.org) e che ogni 17 luglio, come detto, vengono celebrate con il World Emoji Day.

Seppur nel mondo digitale, un’emoji valga più di mille parole e sia sempre valida ci sono determinati utilizzi e contesti off-limit.

Attenzione però, perché l’equivoco dovuto ad una errata interpretazione potrebbe essere sempre dietro l’angolo….

 

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