Spesso in ortopedia si possono manifestare calcificazioni dei tessuti molli maggiormente a carico di strutture tendine o legamentose.
La causa è scatenata dal deposito di sali di calcio su tessuti generalmente danneggiati da traumi, usura eccessiva, infiammazioni acute di una certa rilevanza o da infiammazioni croniche prolungate.
Il calcio a disposizione nel nostro organismo viene utilizzato e depositato maggiormente nelle ossa e nei denti, ma partecipa anche in moltissime altre funzioni come: la coagulazione del sangue, l’eccitabilità neuromuscolare, la contrazione muscolare cardiaca e scheletrica, la secrezione di alcuni neurotrasmettitori importanti per la trasmissione del messaggio neurologico, la secrezione di alcuni ormoni, la regolazione di attività metaboliche.
Il calcio quindi circola nel nostro organismo disciolto nei liquidi corporei, mettendosi a disposizione delle varie funzioni.
Nel momento in cui i sali di calcio si accumulano sulle strutture tendinee o legamentose, per le cause precedentemente indicate, il tessuto perde le sue caratteristiche anatomiche e fisiologiche, riducendo la capacità di muoversi secondo i piani di scorrimento articolare e di mantenere quel minimo di elasticità capace di farlo adattare e compensare nell’arco dell’intero movimento.
La calcificazione crea anche un’ incapacità di far muovere il tessuto tendineo o legamentoso in maniera omogenea in rapporto alla sua sede anatomica e in rapporto ai tessuti di scorrimento lì dove ce ne siano, come borse sierose, oppure in relazione alle guaine tendinee stesse, alle capsule articolari, alle strutture osteo-articolari.
La calcificazione crea anche problemi di sclerotizzazione del tessuto che la ospita con un’elevato cambiamento biologico delle cellule sottostanti favorendone la loro degenerazione
Sono vari gli approcci utilizzati per le calcificazioni in ambito ortopedico, che variano a seconda della sintomatologia, della grandezza e dallo stato in essere della stessa:
- possiamo assistere ad una regressione spontanea della calcificazione che si ridurrà fino a perdere consistenza e volume
- utilizzo di antinfiammatori, antidolorifici e acido ialuronico nel caso sia una calcificazione intrarticolare
- applicazione delle onde d’urto per ridurre lo stato di solidità della calcificazione e far sì che possa drenarsi in maniera autonoma
- approccio con la litoclasia ecoguidata dove la calcificazione, per mezzo di due aghi posizionati
con l’aiuto dell’ecografo, viene lavata abbondantemente con un preparato disoluzione fisiologica che aiuta a sciogliere la calcificazione e a favorirne il drenaggio forzato
- si può optare per l’intervento chirurgico andando ad eliminare in maniera diretta il tessuto calcifico adeso al tendine o al legamento, alle volte con la necessità a seguire, di suturare il tessuto danneggiato dalla patologia calcifica
- non ultimo viene utilizzata la fisioterapia per mobilizzare il tessuto patologico, drenare le cellule liberate della calcificazione, recuperare l’articolarità, riequilibrare il tono muscolare, ridurre l’infiammazione e la tumefazione locale.
La METODICA APA VIBROPERCUSSORIA, ha una capacità di approcciare le tendinopatie calcifiche in maniera veloce, efficace e incruenta, perché agisce direttamente sulla parte, modificando lo stato in essere della consistenza calcifica e permettendo di recuperare facilmente il movimento e di drenare i sali di calcio che si erano depositati.
Il VIBROPERCUSSORE diventa l’arma in più che permette risultati effettivi anche sulle calcificazioni maggiori, perché la sua possibilità di propagare le vibrazione in profondità, ci consente di arrivare nelle zone dove manualmente ci sarebbe difficile o impossibile e se associato a tecniche di mobilizzazione in parallelo, favoriremo un’azione sulla pompa linfatica, sul tessuto muscolare e sull’articolazione, sviluppando un lavoro completo a 360°
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